CANTIERE ELASTICO

Diretto da Emanuela Bianchi

Il progetto

Galleria

CANTIERE ELASTICO

Diretto da Emanuela Bianchi

Il progetto

Galleria

IL PROGETTO

Il cantiere laboratorio nasce dalla ricerca che Emanuela Bianchi conduce da circa 20 anni, nata dal suo incontro con la sua Maestra Marta Maria Ruiz (Coreografa e ballerina colombiana scomparsa prematuramente nel 2018), sviluppato per la messa a punto di un metodo di formazione per attori e danzatori finalizzato alla scoperta dei principi che regolano il movimento.

Il movimento è qui inteso non come “forma” ma come espressione del corpo nello spazio, corpo soggetto a un insieme di variabili, peso, impulso, centro, spinta, dinamica, sospensione ecc. e un complesso sistema di espressività svincolata da forme pre-costituite. Il metodo ideato dalla coreografa Marta Ruiz conosciuto come tecnica del corpo elastico fa affidamento all’uso di elastici che da prolungamento del corpo arrivano ad essere prolungamento dello spazio, fino a diventare elemento coreografico e drammaturgico. L’elastico accentua la mobilità e la disponibilità del corpo, dando vita ad un gioco sempre diverso. Tutte le regole nascono a catena dall’interazione con l’elastico e con l’ambiente.

L’improvvisazione e il gioco sono fondamentali. Il laboratorio si suddivide in fasi o steps ognuno dei quali perviene ad obiettivi specifici. Il laboratorio è aperto ad attori e danzatori ma anche a chiunque desideri sperimentare la tecnica del corpo elastico, nella convinzione che qualsiasi corpo più muoversi armoniosamente nello spazio. L’assunto iniziale è che ogni corpo ogni struttura (ossa, muscoli e tessuti) e ogni postura (il modo di vivere nella struttura) è condizionata dall’ esperienze di vita quotidiana. Il corpo è soggetto alla cultura, alla creazione di valore. Il modo di stare nel nostro corpo e la costruzione del mondo sono inscindibili, pensiamo col nostro corpo e sulla base di come pensiamo il corpo entriamo in relazione con gli altri e percepiamo realtà e spazio. L’elastico rompe gli schemi precostituiti della struttura, della materia.

Negli ultimi 15 anni, le architetture elastiche sono state l’elemento principale delle performance di Emanuela Bianchi e LuBì, la duttilità di questo elemento permette di essere collegato a tematiche “urgenti del nostro tempo”. Tra le performance elastiche presentate molte sono state collegate ad artisti di rilievo internazionale come Oppenheim, Buren, Katz, e sempre costruite “in situ”, in luoghi non convenzionali.

IL PROGETTO

Il cantiere laboratorio nasce dalla ricerca che Emanuela Bianchi conduce da circa 20 anni, nata dal suo incontro con la sua Maestra Marta Maria Ruiz (Coreografa e ballerina colombiana scomparsa prematuramente nel 2018), sviluppato per la messa a punto di un metodo di formazione per attori e danzatori finalizzato alla scoperta dei principi che regolano il movimento.

Il movimento è qui inteso non come “forma” ma come espressione del corpo nello spazio, corpo soggetto a un insieme di variabili, peso, impulso, centro, spinta, dinamica, sospensione ecc. e un complesso sistema di espressività svincolata da forme pre-costituite. Il metodo ideato dalla coreografa Marta Ruiz conosciuto come tecnica del corpo elastico fa affidamento all’uso di elastici che da prolungamento del corpo arrivano ad essere prolungamento dello spazio, fino a diventare elemento coreografico e drammaturgico. L’elastico accentua la mobilità e la disponibilità del corpo, dando vita ad un gioco sempre diverso. Tutte le regole nascono a catena dall’interazione con l’elastico e con l’ambiente.

L’improvvisazione e il gioco sono fondamentali. Il laboratorio si suddivide in fasi o steps ognuno dei quali perviene ad obiettivi specifici. Il laboratorio è aperto ad attori e danzatori ma anche a chiunque desideri sperimentare la tecnica del corpo elastico, nella convinzione che qualsiasi corpo più muoversi armoniosamente nello spazio. L’assunto iniziale è che ogni corpo ogni struttura (ossa, muscoli e tessuti) e ogni postura (il modo di vivere nella struttura) è condizionata dall’ esperienze di vita quotidiana. Il corpo è soggetto alla cultura, alla creazione di valore. Il modo di stare nel nostro corpo e la costruzione del mondo sono inscindibili, pensiamo col nostro corpo e sulla base di come pensiamo il corpo entriamo in relazione con gli altri e percepiamo realtà e spazio. L’elastico rompe gli schemi precostituiti della struttura, della materia.

Negli ultimi 15 anni, le architetture elastiche sono state l’elemento principale delle performance di Emanuela Bianchi e LuBì, la duttilità di questo elemento permette di essere collegato a tematiche “urgenti del nostro tempo”. Tra le performance elastiche presentate molte sono state collegate ad artisti di rilievo internazionale come Oppenheim, Buren, Katz, e sempre costruite “in situ”, in luoghi non convenzionali.