IL PROGETTO

La performance elastica è un’opera estemporanea che esprime il costante mutamento dello spazio interiore ed esteriore, il mutamento continuo dello spazio nel fluire del tempo, lo spostamento dell’asse centrale per cercare zone di disequilibrio e nuovo equilibrio, forme che mutano i confini.

Emanuela Bianchi e Lubì hanno proseguito la ricerca drammaturgica dell’elemento elastico nello spazio (inteso come luogo caricato di senso) e le storie che lo hanno attraversato e lo attraversano, partendo dall’insegnamento della loro Maestra Marta Maria Ruiz.

Il percorso ha portato le due performers a sperimentare diversi luoghi: naturali, architettonici, opere d’arte. la relazione tra corpi, elastico, spazio, memoria e quotidianità sono gli assi del lavoro, fondamentale è la condizione di estemporaneità e di lavoro in sito, ogni opera infatti si nutre delle caratteristiche specifiche del luogo.

Gli elastici si innestano diventano architetture, linee, grappoli aerei, fissi o mobili, prolungamenti del corpo e dello sguardo. Le bande elastiche tagliano lo spazio, lo aprono, lo incorniciano, al suo interno tutto può accadere, si entra in una zona liminale che apre all’immaginazione.

Negli ultimi 20 anni, le architetture elastiche sono state l’elemento principale delle performance di Emanuela Bianchi e LuBì, la duttilità di questo elemento permette di essere collegato a tematiche “urgenti del nostro tempo”.

Tra le performance elastiche presentate molte sono state collegate ad artisti di rilievo internazionale come Oppenheim, Buren, Katz, e sempre costruite “in situ”, in luoghi non convenzionali.

IL PROGETTO

La performance elastica è un’opera estemporanea che esprime il costante mutamento dello spazio interiore ed esteriore, il mutamento continuo dello spazio nel fluire del tempo, lo spostamento dell’asse centrale per cercare zone di disequilibrio e nuovo equilibrio, forme che mutano i confini.

Emanuela Bianchi e Lubì hanno proseguito la ricerca drammaturgica dell’elemento elastico nello spazio (inteso come luogo caricato di senso) e le storie che lo hanno attraversato e lo attraversano, partendo dall’insegnamento della loro Maestra Marta Maria Ruiz.

Il percorso ha portato le due performers a sperimentare diversi luoghi: naturali, architettonici, opere d’arte. la relazione tra corpi, elastico, spazio, memoria e quotidianità sono gli assi del lavoro, fondamentale è la condizione di estemporaneità e di lavoro in sito, ogni opera infatti si nutre delle caratteristiche specifiche del luogo.

Gli elastici si innestano diventano architetture, linee, grappoli aerei, fissi o mobili, prolungamenti del corpo e dello sguardo. Le bande elastiche tagliano lo spazio, lo aprono, lo incorniciano, al suo interno tutto può accadere, si entra in una zona liminale che apre all’immaginazione.

Negli ultimi 20 anni, le architetture elastiche sono state l’elemento principale delle performance di Emanuela Bianchi e LuBì, la duttilità di questo elemento permette di essere collegato a tematiche “urgenti del nostro tempo”.

Tra le performance elastiche presentate molte sono state collegate ad artisti di rilievo internazionale come Oppenheim, Buren, Katz, e sempre costruite “in situ”, in luoghi non convenzionali.

SOGLIA #2

Di Emanuela Bianchi e Lubì
Durata 15min.
Presentata a Limen Arte Febbraio 2016
Menzione speciale

Cosa succede quando siamo intrappolati tra due mondi?

Soglia #2 è una frontiera
è andare oltre il limite
interiore
oltre lo spazio fisico che costringe,
dietro non è possibile tornare
andare avanti è una lotta necessaria.

Cosa accade ai limiti ? cosa accade alle frontiere?
Chi ci respinge e ci alletta?

SOGLIA

6 ottobre 2014

Presentata al Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro, alla presenza del Maestro Buren per l’installazione della sua opera: Cabane éclatée aux 4 couleurs.

 
I lunghi elastici bianchi e neri creano soglie e zone liminali, creano orizzonti, dilatano e concentrano lo spazio che è sempre anche uno spazio della vita.

 
Chi sta sulla soglia della casa?
Cosa non vediamo e cosa si vede dalla soglia?
Chi siamo quando attraversiamo la soglia… per entrare e per uscire?

INCURSIONE ELASTICA #1 – #2

#1 – Giugno 2014 – Performance elastica estemporanea Simeri Mare;
#2 – Settembre 2014 – Performance elastica estemporanea Parco della biodiversità di Catanzaro.

La performance elastica si innesta sul paesaggio per concentrare lo sguardo su ciò che sfugge per sempre. Le incursioni sono un atto ribelle, sono l’azione del cambiamento dello sguardo, della ricerca di un diverso punto di vista.

ARCHITETTURE ELASTICHE

2009

ideata per l’installazione delle opere Elettric Kisses dello scultore Oppenheim

Presentata il 14 novembre 2009 al Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro.

Hanno partecipato con Emanuela Bianchi e LuBì, gli allievi Giuliano Cirillo e Anna Broccardo.

La performance elastica si infrange sull’opera d’arte per dilatarla nel movimento, per abitarla.

CASSANDRA
LA NAVE DEI VELENI

2009

Performance elastica per le opere di Alex Katz – Reflections – Marca (CZ)

Presentata il 3 Ottobre 2009 al MARCA di Catanzaro, ispirata ai volti di Katz e al caso delle “Navi dei Veleni”.

Nessuno ci voleva credere che quelle navi erano state affondate con carico velenoso, mi guardavano, sguardi sulle mie parole. Non mi hanno creduta.

LA STRADA

2009

Presentata il 25 Ottobre 2009 nell’ambito dell’evento “Altro che la vita in Rosa” a Vibo Valentia alla presenza di Lina Wertmuller.