Sinossi
Cassandra è un viaggio nelle manifestazioni diverse del potere.
Il dio Apollo rappresentazione del destino e del predestinato, il potere massimo a cui non si può sfuggire, ad esso Cassandra si nega, Cassandra sceglie, sceglie di non essere mossa da alcunché di trascendente e sconosciuto, la sua natura/dono di veggente diviene per lei un abito dapprima sontuoso e comodo che le perette di stare al centro del palazzo reale, a custodirne i segreti poi sempre più faticoso e irreale, sempre più manipolatorio.
È il continuo spirito di ricerca che guida Cassandra a scoprire che esiste un altro mondo, rappresentato dallo Scamandro dove le donne, fuori dalle regole della città di troia, vivevano adorando la dea cibale. Semsasia è il viaggio interiore che compie Cassandra per prendere coscienza che il dono della veggenza non sta nel dire ciò che gli altri vogliono sentirsi dire, ma nel conoscere le cose del mondo e non poter fare a meno di offrirle all’ascolto, sapendo di non essere creduta Cassandra continua fino in fondo,
non fugge perché decisa ad essere testimone fino alla morte, non fugge perché decisa a parlare con la sua vera voce, non fugge, continua a raccontare ciò che avverrà afferrando e sciogliendo i fili arrotolati della storia, svela i giochi del potere reale e del potere sacerdotale e infine, nuda veritas, rivela il suo vero dono: aver scelto il suo destino.
Tra le righe di questa storia, una contemporaneità schiacciante. Nella nostra epoca in cui ci si affida ad un fatidico destino, nella terra del “non può cambiare è sempre stato così”, nell’epoca in cui ogni sforzo di cambiamento può sembrare vano perché “il potere deforma anche i saggi”, nella terra intrisa di poteri il cui unico interesse è l’autocompiacimento, il mito di Cassandra si rivela una possibilità, apre gli occhi alla consapevolezza, a perseguire ciò che siamo, a conoscerci veramente, a decidere noi stessi della nostra vita, a cambiare il filo rosso che chiamano fato.
Sinossi
Cassandra è colei che vede ma non è creduta, l’aver ottenuto il dono della veggenza dal dio apollo ma l’essersi rifiutata di sottomettersi a lui le costa tale maledizione.
Cassandra è un viaggio nelle manifestazioni diverse del potere.
Il dio Apollo rappresentazione del destino e del predestinato, il potere massimo a cui non si può sfuggire, ad esso Cassandra si nega, Cassandra sceglie, sceglie di non essere mossa da alcunché di trascendente e sconosciuto, la sua natura/dono di veggente diviene per lei un abito dapprima sontuoso e comodo che le perette di stare al centro del palazzo reale, a custodirne i segreti poi sempre più faticoso e irreale, sempre più manipolatorio.
È il continuo spirito di ricerca che guida Cassandra a scoprire che esiste un altro mondo, rappresentato dallo Scamandro dove le donne, fuori dalle regole della città di troia, vivevano adorando la dea cibale. Semsasia è il viaggio interiore che compie Cassandra per prendere coscienza che il dono della veggenza non sta nel dire ciò che gli altri vogliono sentirsi dire, ma nel conoscere le cose del mondo e non poter fare a meno di offrirle all’ascolto, sapendo di non essere creduta Cassandra continua fino in fondo,
non fugge perché decisa ad essere testimone fino alla morte, non fugge perché decisa a parlare con la sua vera voce, non fugge, continua a raccontare ciò che avverrà afferrando e sciogliendo i fili arrotolati della storia, svela i giochi del potere reale e del potere sacerdotale e infine, nuda veritas, rivela il suo vero dono: aver scelto il suo destino.
Tra le righe di questa storia, una contemporaneità schiacciante. Nella nostra epoca in cui ci si affida ad un fatidico destino, nella terra del “non può cambiare è sempre stato così”, nell’epoca in cui ogni sforzo di cambiamento può sembrare vano perché “il potere deforma anche i saggi”, nella terra intrisa di poteri il cui unico interesse è l’autocompiacimento, il mito di Cassandra si rivela una possibilità, apre gli occhi alla consapevolezza, a perseguire ciò che siamo, a conoscerci veramente, a decidere noi stessi della nostra vita, a cambiare il filo rosso che chiamano fato.